Dolore-pain Nel precedente articolo abbiamo visto come il dolore possa nascere da processi biologici differenti in base alla tipologia di dolore.
Andiamo ora a vedere come un dolore biologico possa essere percepito in maniera differente dalle persone, oltre a conoscere meglio un segno spesso poco considerato, il dolore viscerale riflesso.

ASPETTI PSICO-SOCIALI DEL DOLORE

Come già detto a inizio articolo, il dolore giè  dai primi del ‘900 veniva descritto come un’ esperienza.
Sotto questa parola, esperienza, si cela un mondo, quello psico-sociale, che non può essere ignorato nella valutazione del dolore, poichè il più grande errore che possa fare un terapista è fermarsi e limitarsi alla sfera biologica dell’esperienza dolore.

Per spiegare meglio questo concetto utilizzerò due esempi:

La frattura di un dito della mano sinistra è dolore biologico di media entità, che con l’aiuto della medicina si può controllare in maniera molto efficace, soprattutto dopo i primi momenti di dolore intenso.

Ma nella vita di un chitarrista alla vigilia di una tournèe importante, questo dolore si accompagnerà con una serie di emozioni negative e preoccupazioni che andranno ad amplificare la percezione del dolore, oltre alla chiara necessità di fare tutto il possibile per recuperare la funzione al meglio e quanto prima.

Se invece lo stesso infortunio capita ad una persona e per la quale il dito anulare della mano sinistra non è poi così importante, si potrà aspettare che guarisca serenamente, andando a percepire un dolore limitato, di cui è possibile anche dimenticarsi in momenti di gioia durante il giorno.

Questo esempio, estremizzato, può essere calato nella vita di ognuno di noi:

Molti di noi utilizzano l’attivitè  fisica (sport di squadra, corsa, nuoto, o anche solo una semplice passeggiata quotidiana) per sentirsi meglio e rilassare mente e corpo: in alcuni casi la presenza di un dolore, per esempio muscolare, può essere percepito come un problema primario, nonostante magari si tratti solo di una contrattura, dolore che magari altre persone nemmeno si accorgerebbero di avere.
E’ importante per la persona che lamenta questo dolore non sentirsi sminuiti dal medico o fisioterapista alla quale si rivolgono: è vero che è il dolore ciò che percepisce il paziente, ma è ciò che “non riesce più a fare come prima” che lo ha portato in visita dal professionista.

MISURARE IL DOLORE

Anche per via di questi aspetti psico-sociali la misurazione del dolore è ancora un tema complicato: trattandosi di una esperienza personale, non possiede caratteristiche oggettive. Da tempo si utilizza una scala analogica, da 0 a 10 (zero assenza di dolore, 10 dolore più forte mai provato) per esprimere la percezione soggettiva del dolore. Questa scala (Scala VAS) è utilizzata anche per valutare l’efficacia della terapia intrapresa, anche se un suo punteggio affidabile richiede una buona collaborazione da parte del paziente, che non deve mentire e cercare di mantenere lo stesso metro di giudizio.

Personalmente ritengo che l’efficacia di una terapia non si possa racchiudere in un punteggio da 0 a 10 (per quanto sia importante somministrare questa scala del dolore): ritengo che si ottengano più informazioni da una chiacchierata che vada ad indagare gli aspetti della vita quotidiana e relativi miglioramenti legati al dolore.

DOLORE VISCERALE

Gli organi interni hanno meno recettori del dolore rispetto all’impalcatura ossea e muscolare.

Gli organi interni hanno anche diversi tipi di recettori in base all’organo, per cui non tutti gli organi sentono lo stesso tipo di dolore o rispondono agli stessi stimoli.

Ma qual è il meccanismo per cui un problema ad un organo si manifesta con un dolore ad un’articolazione o ad una parte del corpo?
I nervi che portano il segnale di dolore al cervello partono da ogni parte del corpo, organi e muscoli compresi. Sebbene partano da parti diverse, percorrono le stesse strade dentro il midollo della colonna vertebrale,per cui i segnali si uniscono tra loro durante il tragitto.

L’esempio più famoso è il dolore al braccio sinistro durante un infarto, ma ci sono anche altri esempi: mal di schiena in caso di colica renale (il mal di schiena può comparire come primo sintomo anche giorni prima dello scoppio della colica), oppure anche una difficoltà del metabolismo del fegato può manifestare un dolore alla spalla destra.

Vari autori hanno stilato delle mappe del dolore riferito viscerale, il paziente non può certo conoscerle, ma un buon fisioterapista, di fronte ad una manifestazione di dolore a muscoli o articolazioni deve sempre tenere in considerazione questa possibilità, poichè indagare e riconoscere la natura del dolore è il primo passo per offrire una terapia efficace.

Non capita raramente infatti di eseguire lunghe e costose terapie alla spalla senza efficacia, e scoprire poi casualmente che il dolore si risolve intervenendo sulla dieta e sullo stile di vita, e, perplessi, ci si dice “è passato da solo”.
La bravura del terapeuta sta nel riconoscere questo tipo di dolore, eseguire se indicato delle tecniche viscerali, e con l’aiuto di altre figure professionali adeguate (medici, nutrizionisti, in base alla natura del problema) indirizzare il paziente verso la miglior soluzione possibile.

PER CONCLUDERE…

Con questi due articoli spero di aver portato un po’ di chiarezza su un tema che mi sta molto a cuore, poichè si può essere esperti di mal di schiena, esperti del ginocchio o del gomito, ma alla base ci deve sempre essere una profonda conoscenza del fenomeno dolore poichè si porta dietro emozioni e caratteristiche personali che bisogna saper riconoscere per approcciarsi in maniera corretta ad un paziente ed alle sue necessità.

L’errore più grave che si possa fare è sminuire e sottovalutare l’esperienza dolorosa di una persona solo perchè ora la schiena si muove meglio, quindi non dovresti avere male.

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